giovedì 5 luglio 2018

Recensione La ragazza con la Leica di Helena Janeczek [Guanda]




Perchè una donna che al fronte ci andava quasi ogni giorno, 
non doveva somigliare a un soldato?







La ragazza con la Leica
Helena Janeczek

Guanda | 07 settembre 2017  | 333 pagine | cartaceo 18,00 € | e-book 9,99 €



Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt’altro motivo, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l’ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.

Il pensiero di Blog Expres

Il gran giorno è arrivato! Questa sera verrà proclamato il vincitore della LXXII edizione del prestigioso Premio Strega e "La ragazza con la Leica" di Helena Janeczek fa parte dei libri finalisti!
Non ho avuto ancora l'occasione di leggere gli altri libri che fanno parte della cinquina, quindi non posso fare confronti, posso solo dirvi che il libro di Helena Janeczek si è rivelata una lettura  interessante e particolare.
Attraverso una ricostruzione storica molto ben documentata, l'autrice narra le vicende biografiche di una donna esistita davvero, ma prematuramente caduta nell'oblio ovvero la fotografa di guerra Gerda Taro morta sul campo di battaglia mentre documentava la Guerra di Spagna.
Gerda è stata anche la donna del famosissimo fotoreporter Robert Capa, colui che l'ha amata e gli ha insegnato ad usare la Leica coinvolgendola nel lavoro di reporter di guerra.
Le coppie si lasciano o restano insieme per motivi imperscrutabili, magari anche perchè lo stesso uomo che così spesso ti esaspera, riesce comunque a farti ridere.
Ciò che ho apprezzato di più del libro della Janeczek è l'originalità dell'impianto narrativo. Infatti il ritratto di Gerda Taro emerge dal ricordo di tre persone a lei molto care che attraverso il loro punto di vista alternato narrano la sua breve vita e i rapporti che hanno avuto con lei.

I tre narratori sono Willy Chardack che è stato il suo "cavalier servente" innamorato di Gerda senza speranze, Ruth Cerf che è stata la sua migliore amica e Georg Kuritzkes, l'altro grande amore di Gerda oltre Capa...
Dai loro ricordi emerge il volto di una ragazza indomita, estremamente libera sia culturalmente che dal punto di vista sessuale, una donna coraggiosa che inseguendo un nobile ideale morirà il giorno del suo ventisettesimo compleanno.
Gerda era Gerda... Era la gioia di vivere. Qualcosa che esisteva, si rinnovava, accadeva ovunque.
Sullo sfondo, ma strettamente connessa con le vicende di Gerda, emerge la Seconda Guerra Mondiale. Gerda non è semplicemente una fotoreporter comunista e antifascista, è anche ebrea ed è una donna molto bella oltre che intelligente.
Dai ricordi di Willy emerge la sua solarità, la voglia di vivere e il suo essere una grande trascinatrice a causa del suo fascino.
Gerda infatti è una donna carismatica, molto libera, leggera e incosciente come racconta la sua amica Ruth che ha condiviso con lei la miseria dei giorni vissuti a Parigi.
Il punto di vista di Ruth è quello che ho preferito, perchè dai suoi racconti emerge l'affetto per Gerda, ma anche ciò che di lei Ruth non ha approvato fino in fondo, come il suo strano rapporto con Robert Capa.
Attraverso la lettura de "La ragazza con la Leica" ho scoperto molti retroscena su Robert Capa, uno dei miei fotografi preferiti, studiato all'università, inserito anche nella mia tesi di laurea che da questa storia ne esce un pò malconcio... nel senso che non emerge un bel ritratto della sua personalità...
Da questo libro ho scoperto appunto tante cose che i manuali di fotografia non riportano, per esempio che lo pseudonimo di Robert Capa è stata una trovata proprio di Gerda così come l'impressione sempre più profonda che anche per Capa valga il detto che dietro ogni grande uomo ci sia una donna ancora più grande! Gerda ha contribuito molto alla sua fortuna, ma purtroppo non è vissuta così a lungo da poterne rivendicare il merito.
Dei tre punti di vista, quello che mi è piaciuto meno è quello di Georg, uomo che forse Gerda può aver amato anche di più di Robert Capa, perchè ne condivideva l'ideologia e lo stile di vita. Georg è un brigadista che viene in Italia per supportare gli antifascisti e dal suo racconto mi sarei aspettata qualcosa di più, invece in questa terza parte del libro la narrazione arranca e si fa più farraginosa rispetto alla prima metà del libro che invece scorre molto velocemente. Sembra come se il libro sia scritto da due persone diverse o in due momenti diversi e ho davvero faticato a terminare la lettura e forse per questo non ho dato il massimo del rating a questo libro.
Un aspetto che invece mi ha deluso è che manca proprio il racconto dal punto di vista di Robert Capa e che invece sarebbe stato interessante immaginare come lui vedeva Gerda e come ha vissuto la sua perdita...
La storia è molto malinconica, ogni personaggio è come se si sentisse in debito con Gerda o come se avesse dei rimpianti nei suoi confronti.
L'ansia di vedere le foto impaginate con il tempo si è prosciugata, ma nella violenza sbadata dello strappo sopravvivono il bello e il giusto di un lavoro destinato a toccare gli occhi del mondo.
Quello che emerge tra le righe è il fascino del fotoreporter, un lavoro che sembra quasi spazzato via dalla rivoluzione digitale e dai Social Network così come Gerda è stata schiacciata da un carro armato... Gerda Taro è morta come un'eroina antifascista e come colei che ha rischiato la vita per raccontare ciò che stava avvenendo direttamente lì dove i fatti accadevano e oggi in un mondo sempre più virtuale, fa un certo effetto pensare a questa giovane donna armata soltanto di una macchina fotografica e della sua instancabile sete di conoscenza e di verità.

Gerda reggeva la fotocamera nel palmo, la guardava con la gioia delicata rivolta a un gattino ancora strabico. 
"Capite anche voi quanto la mia Leica sia utile alla causa, vero?" aveva concluso con un sorriso disarmato.



Post di Maria Milani

3 commenti:

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